Castel Toblino: cenni storici
Lago di Toblino e Castello omonimo vivono in simbiosi assoluta e indissolubile.
In “Toblino Amore Mio” J.V- Von Scheffel scrive “Ne passerà del tempo, gioiello di tutti i laghi alpini, prima che arrivi qualcuno che ti ami come io ti ho amato e nemmeno tu vorrai dimenticarti di me, Lago di Toblino”!
Dalle parole di Von Scheffel emerge l’incanto del lago e l’emozione di chi lo vede per la prima volta e di chi, pur avendolo quotidianamente sotto il suo sguardo, lo riscopre in una luce diversa a seconda delle stagioni e delle condizioni climatiche.
Il Castello, situato nella bellissima Valle dei Laghi, tra Padergnone e Sarche, in provincia di Trento, è un raro e splendido esempio di fortificazione lacustre ed è uno dei più celebri castelli in Trentino.
Deve la sua fama alla singolare posizione, al bellissimo ambiente che lo circonda ed alle numerose leggende, tramandate di generazione in generazione, che lo ammantano di un romantico alone di mistero e che hanno contribuito ad accrescerne il fascino nell’immaginario collettivo sino ai giorni nostri.
Si narra dell’esistenza di un tunnel sotterraneo che da Castel Toblino arriva a Castel Madruzzo; si racconta dell’esistenza di un ricco tesoro nascosto nel fondo del lago. Come non menzionare poi Claudia Particella e Carlo Emanuele Madruzzo, il cui amore oltre che essere oggetto di numerose leggende è narrato nel libro scritto da Mussolini nel 1910 “L’amante del cardinale. Claudia Particella”.
Citiamo infine la leggenda di Aliprando di Toblino e Ginevra di Castel Stenico e i fantasmi di Graziadeo di Castel Campo e dell’eremita chiamato a curarlo.
DESCRIZIONE DEL CASTELLO
Il nucleo originario di Castel Toblino risale al 201 d.c. In quel tempo sorgeva su questo sperone roccioso un tempietto dedicato ai fati e alle fate. Tale presenza è attestata da un interessante reperto archeologico risalente al III° secolo d.C., noto come l’epigrafe dei Tublinati, ora murata nel portico interno del castello. La lapide porta un’iscrizione che ricorda l’erezione di un tempietto ad opera di un certo Druino dei Tublinati, amministratore delle tenute di Toblino appartenenti a un importante personaggio di ricca famiglia bresciana, Marco Manlio Avio Muciano, che fu console nel 201 d.C..
A testimonianza dell’esistenza di questo tempietto si possono ancora oggi osservare alcuni elementi della sua architettura inseriti nella parte ovest della corte interna del castello, poco sotto il loggiato. Si tratta di una testimonianza esclusiva che l’archeologo Paolo Orsi non ha esitato a definire "unica nel suo genere nella realtà epigrafica romana".
Rare essenze arboree mediterranee come il leccio, il terebinto, l’olivo, la vite caratterizzano il paesaggio ove il castello è stato costruito. Tale contesto è arricchito da una vegetazione esotica fatta arrivare dall’America nel 1845 da Leopoldo Wolkenstein.
Il castello è accessibile tramite un ponte levatoio in legno, che conduce al viale d’ingresso. Il parco e parte del castello sono costeggiati da una cinta muraria con merli a coda di rondine. Percorrendo una strada sterrata in salita, si giunge quindi dinanzi a una porta ferrata, ora entrata del ristorante. Alla sua destra si trova il mastio a forma circolare alto 20 metri, mentre alla sua sinistra si trova la cappella barocca, dedicata a Sant’Antonio da Padova, edificata nel 1688 da Gaudenzio Fortunato conte di Wolkenstein, come riporta un’epigrafe incisa sull’architrave.
Al corpo di fabbrica predetto è addossato un fabbricato con un tetto a falda unica . Tale tetto sostituisce quello originario a doppia falda ed è stato ricostruito a seguito dell’incendio scatenato dai francesi nel 1703 che ha distrutto tutto l’ultimo piano del castello.
Al corpo centrale è addossata l’ala sud del castello nonché una merlatura che collega un ulteriore corpo di fabbrica.
I maggiori lavori di restauro e trasformazione del castello sono attribuibili alla committenza clesiana e madruzziana.
Fra i direttori della ricostruzione del castello ricordiamo i capitani Gianbattista Carioli (1501-1526) e Nicolò degli Acerbi (1531-39). Negli anni 1536 e 1537 lavorarono al castello illustri artisti quali il pittore Marcello Fogolino e il “tajaprede” Alessio Lunghi, autore della Loggia dei Leoni del castello del Buonconsiglio di Trento.
Dal XVI sec. Toblino divenne sede periferica della corte trentina. Vi soggiornarono illustri ospiti del principe vescovo, si incontrarono anche i legati pontifici giunti a Trento per il sacro Concilio e dimorarono molti facoltosi personaggi della corte vescovile.
Numerosi uomini di cultura visitarono Castel Toblino e molti di essi lo celebrarono nei loro scritti. Ricordiamo fra i più noti: Franz Kafka, Joseph V. Von Sheffel, Feuerbach, Ada Negri ( nel 1933 scrisse la Poesia Luna sul Lago di Toblino, pubblicata in Erba sul Sagrato 1939), Antonio Fogazzaro (Novella), Willy Brudt, Gunter Class, Giuseppe Saragat, Antonio Segni e molti altri.
Beppino Agostini ha sostenuto la tesi che il mese di luglio del famosissimo Ciclo dei Mesi della Torre dell’Aquila del Castello del Buon Consiglio raffiguri proprio la Valle dei Laghi con in evidenza Castel Toblino in basso a sinistra.
All’interno del Castello si trovano magnifici affreschi, alcuni con certa attribuzione a Fogolino. Di particolare bellezza è la sala della musica interamente affrescata da dipinti raffiguranti gli strumenti musicali dell’antica corte medioevale, con straordinaria e rara completezza delle varie tipologie di viole esistenti.